Massaciuccoli: fra panorami che non si consumano e animali che sussurrano
Di sponda in sponda, viaggio intorno a una delle zone lacustri più suggestive d’Italia
Stessi luoghi, sempre diversi. Sono tali i panorami che non si consumano, e ogni volta che li si osserva, li si riscopre. Uno di questi è il lago di Massaciuccoli: che lo si guardi dalla sponda di Torre del Lago Puccini o da quella di Massarosa, è uno spettacolo che si rinnova di continuo, sempre capace di sorprendere.
È di questo che oggi vi voglio parlare, insieme a una delle esperienze più importanti della mia vita.
È successo solo pochi giorni fa: era mattina, una mattina insolita per me, iniziata con una passeggiata anziché con la consuetudine di sedermi di fronte al computer accompagnata da un’immancabile riserva di caffè. Complice la necessità di concedermi una pausa dalle incombenze lavorative e l’invito di un’amica, sono arrivata al Belvedere Puccini che il sole era già alto e le note della Madama Butterfly echeggiavano sul piazzale di fronte alla Villa del Compositore. Fervevano i preparativi per l’imminente rappresentazione dell’opera nell’ambito del Festival Pucciniano e, voltandomi verso il Gran Teatro all’aperto, mi sono accorta che le vicende di Cio Cio San e di Pinkerton si sarebbero svolte all’ombra di grandi pannelli decorati con tralci di fiori di pesco.
Lo sfondo vero e proprio, però, sarebbe rimasto lo specchio d’acqua che avevo di fronte, straordinariamente immobile, e che mi rimandava a una qualche idea di assoluto. Le colline circostanti vi si riflettevano in un doppio che tremolava alle scie prodotte dai germani reali, e proprio alla base di quelle colline coperte di olivi, scorgevo la meta che mi attendeva nel pomeriggio. Ma c’era ancora tempo prima di raggiungerla: da gustare nell’attesa che mi separava da uno dei luoghi a me più cari, da trascorrere lasciando indugiare lo sguardo sul panorama che ben conoscevo ma che non mi stancavo di guardare.
Mi sono seduta all’ombra del grande platano che domina il Belvedere e ho passato in rassegna più volte ogni particolare: la rimessa della scuola di vela, le gradinate e le quinte del teatro, il battello Airone in attesa dei visitatori, la piccola barca attraccata al pontile di legno, lo Chalet col suo glicine, i ciuffi di falasco, il chiostro, i merli della torretta di Villa Orlando. Stessi luoghi, sempre diversi. Dove anche i minuti e le ore sembrano passare con più calma e lentezza. Erano i primi giorni d’agosto ma l’estate pareva appena iniziata, un’estate anomala, grondante di pioggia e fresca come un settembre, ma ancora tutta da vivere.
Insieme a quella consapevolezza, è arrivato il momento di raggiungere la sponda opposta a quella di Torre del Lago, in gran parte compresa nel comune di Massarosa. Per arrivarci, ho attraversato campi di girasoli e ho costeggiato schiere di covoni di fieno. Visioni e riti annuali che non smettevano di stupirmi per sfumature e sensazioni. Poco oltre, l’indicazione per l’Equinatura Massaciuccoli, un luogo scoperto per caso ma presto diventato essenziale.
Ci arrivai il giorno in cui un’amica m’invitò al maneggio per vedere i suoi due cavalli e lì mi si aprì un intero mondo: in un periodo nel quale avvertivo la necessità di riprendermi degli spazi, di sentirmi libera, di ritrovare me stessa, l’oasi di pace dell’Equinatura intercettò i miei bisogni offrendomi la possibilità di costruire una relazione con l’animale basata su sguardi e atteggiamenti, sul gioco e sulla fiducia reciproca. Il motto che racchiude la filosofia dell’equitazione naturale, che qui si pratica e s’insegna, recita proprio “sentire, sentire per, sentire insieme…”, a indicare una modalità di rapporto uomo-animale fatta di sensazioni e sussurri, di empatia, di quell’arte del rispecchiamento che i cavalli sanno mettere in pratica a livello istintivo. Connettersi alla loro energia, imparare il loro modo di comunicare fin dai loro giochi, dall’importante lavoro a terra che precede la vera e propria fase di equitazione, ha significato attivare un percorso di crescita interiore e di superamento dei miei limiti non ancora concluso.
In tutto ciò, il parallelo con il mio lavoro è venuto del tutto spontaneo, poiché anche nel caso dell’equitazione naturale la chiave di volta è il linguaggio. Comunicare con i cavalli è come imparare una lingua nuova e anche con queste straordinarie creature bisogna far uso della teoria e della pratica, della passione, dell’apertura verso il nuovo, della determinazione e di una forte disponibilità a mettersi in gioco per poter giungere alla reciproca comprensione, alla complicità, al rispetto delle diversità altrui.
Il giorno iniziava a spegnersi e il sole si preparava a tramontare al di là della lingua di terra che separa il lago di Massaciuccoli dal mare di Marina di Vecchiano e della Versilia. Ho salutato gli amici a quattro zampe dell’Equinatura e ho deciso di concludere la giornata con un’ultima tappa: l’Oasi Lipu di Massaciuccoli. Da uno dei tanti capanni d’avvistamento ho potuto riconoscere una piccola folaga, due aironi e qualche cormorano intento a tuffarsi mentre una leggera brezza faceva increspare la superficie del lago.
Era davvero tempo di andare, portando con me la ricchezza di esperienze e di prospettive offerta da una delle zone lacustri più suggestive d’Italia.
Paola