lezioni imparate dalla traduzione

7 lezioni imparate dalla traduzione

7 lezioni imparate dalla traduzione

Tradurre è un’attività che richiede una buona capacità di concentrazione e molta pazienza ma, se praticata nel tempo, regala soddisfazioni e insegnamenti utili. Per festeggiare la Giornata internazionale della traduzione, ho pensato di condividere alcune lezioni che ho appreso sperando che siano un’occasione di confronto o riflessione per chi lavora in questo ambito ma non solo. Prima di tutto però, due parole sulla ricorrenza del 30 settembre.

La giornata internazionale della traduzione

La giornata internazionale della traduzione  (Journée mondiale de la traduction, International Translation Day) viene celebrata in occasione  della festa di San Girolamo, il santo patrono dei traduttori. Questa ricorrenza è stata creata nel 1953 dalla FIT (Fédération internationale des traducteurs) e riconosciuta ufficialmente nel 1991. Ma perché proprio San Girolamo?

Sofronio Eusebio Girolamo, conosciuto come San Girolamo, era un monaco, un teologo, un biblista e un traduttore vissuto nel IV secolo. A lui dobbiamo la traduzione in latino di parte dell’Antico Testamento e della Bibbia. Nel 382 papa Damaso gli affidò infatti la revisione della traduzione latina della Bibbia, che darà origine alla Vulgata, cioè la prima prima versione del libro sacro nella lingua del popolo, alla quale Girolamo lavorò fino al 406. Grazie a questo incarico lo studioso dalmata è stato consacrato come santo protettore dei traduttori. Il 30 settembre celebriamo dunque la ricorrenza della sua morte, avvenuta a Betlemme nel 420.

Girolamo fu un teorico della traduzione e il suo metodo rivoluzionario non fu risparmiato da critiche e polemiche. Infatti, invece di tradurre parola per parola, scelse di interpretare i contenuti per trasporli nel modo più simile possibile ai concetti presenti nella versione in lingua ebraica.

Ma adesso passiamo alle lezioni imparate dalla traduzione.


La traduzione insegna a…



​1) Considerare il contesto

Partiamo da uno dei pilastri della traduzione: il contesto. Tutto, o quasi tutto, dipende dal contesto linguistico o di una certa situazione comunicativa. Una parola o un’espressione può essere infatti resa da una lingua all’altra in modo diverso in base al testo in cui si trova. Ciò implica che il traduttore abbia ben chiaro il contenuto che ha davanti, le sue finalità e l’ambito nel quale è inserito. Questo approccio calato nella vita di tutti i giorni può aiutare a essere più aperti o curiosi davanti a situazioni che apparentemente non capiamo o condividiamo. Provare per credere.

2) Calmare i pensieri

Per tradurre occorre fermarsi e soffermarsi su ogni dettaglio. Solo così è possibile garantire la massima accuratezza. Chi è più impulsivo può trovare questo aspetto noioso ma, da impulsiva quale sono, garantisco che non lo è. La pratica della traduzione permette di liberare la mente dal vortice dei pensieri ed essere presenti per concentrarsi su ciò che stiamo facendo.

3) Tenere a bada il perfezionismo

Per quanto una traduzione possa sembrare pronta per essere consegnata, il mio lato perfezionista scoverà sempre qualcosa da migliorare (una virgola qui, un sinonimo là). Ça va sans dire, dare corda a questa voce significa rischiare di saltare le scadenze o farci sentire perennemente insicuri. Come comportarsi in questi casi?Personalmente ho trovato un compromesso: quando ho finito una traduzione, la lascio decantare un po’ e, prima di consegnarla, mi concedo un massimo di due riletture per verificare eventuali refusi o errori. Un po’ di perfezionismo non è un difetto, basta farne buon uso.

4) Fare rete

Quando mi sono messa in proprio cercavo di accontentare tutti i clienti, lavoravo senza sosta ed ero determinata a far affidamento solo sulle mie forze. Poi però sono tornata sul pianeta Terra: in certi momenti le energie non ci sono, un incarico è fuori dalla mia portata o semplicemente ho bisogno di dedicarmi ad altro. Ecco che avere una rete di collaborazione sulla quale contare aiuta a togliere un po’ di peso dalle spalle senza scontentare chi fa affidamento su di noi. Infatti, quando ricevo una richiesta per un progetto che non ho modo di accettare, se tra i miei contatti c’è la persona giusta, la metto in contatto con il cliente e il gioco è fatto!

5) Dire di no

Questo punto è abbastanza collegato al precedente. Se agli inizi ritenevo che accettare tutti gli incarichi fosse d’obbligo, col tempo ho maturato un altro pensiero. Sì, continuo ad amare il mio lavoro e a fare del mio meglio ma per farlo ho bisogno dei miei tempi e spazi. Questa consapevolezza mi rende più accettabile rifiutare un progetto, sia che si tratti di un “No” a una traduzione  fuori dalle mie corde o per una scadenza impossibile da rispettare. All’inizio alla rinuncia seguiva un discreto senso di colpa e a volte anche oggi quella sensazione riaffiora, ma riconosco che è solo un modo per autosabotarmi. Ok dare il massimo e fare le cose al meglio ma per farlo occorre essere lucidi e presenti. Quindi, benvengano i “No, grazie” quando necessari.

6) Imparare dagli errori

Mentirei se dicessi che quando un cliente mi segnala un errore o una dimenticanza la prendo bene. Quello che però ho imparato a fare è non prendere quella sensazione sgradevole come pretesto per giudicarmi non abbastanza brava, preparata ecc. Trovo molto più utile porsi in un atteggiamento di apprendimento e umiltà: dopo aver riscontrato e corretto l’errore, ne possiamo fare tesoro e andare avanti consapevoli di aver messo nella nostra cassetta degli attrezzi uno strumento in più.

7) Uscire dalla zona di comfort

In certi casi la tentazione di rifiutare un incarico è molto forte ma la maggior parte delle volte accetto la sfida. Lo ammetto, a volte finisco in gineprai assurdi ma quasi sempre, è proprio quando penso che un testo sia troppo tecnico o un argomento troppo poco conosciuto che do il meglio di me.

Con la forza di volontà e gli strumenti giusti, possiamo provare a uscire dalla nostra zona di comfort senza timore ma anzi, fiduciosi che impararemo qualcosa di nuovo e utile. L’importante? Accogliere le sfide con criterio e consapevolezza mettendo in conto gineprai e imprevisti. La soddisfazione finale ripaga sempre!

Per concludere, oltre a concordare a pieno con Girolamo sul fatto che la traduzione va ben oltre la semplice trasposizione di parole da una lingua all’altra, trovo che sia un’attività affascinante e capace di trasmette tanti insegnamenti che possiamo riportare nella vita di tutti i giorni.

Buona giornata internazionale della traduzione a tutti!